domenica 6 febbraio 2011

Me ne vado, ti lascio nella sera.



Me ne vado, ti lascio nella sera della terra che muore. Me ne vado al Nord, dove il denaro gira e la monnezza viene smaltita correttamente. Me ne vado via, ti lascio sola, terra del sole, terra dove sono nata, sbarazzandomi della tua ingombrante presenza, buttandomi alle spalle l'orrore dei cani morti abbandonati nella strada durante la pioggia, gonfi per la decomposizione come i miei avi sepolti in mezzo al fango. Me ne vado, come se potessi vivere senza togliermi dalla testa gli occhi di una bambina che stava morendo, gli occhi di tanti giovani mandati al macello, occhi dolci, umili, senza lacrime, come gli occhi delle bestie trafitte dal proiettile che le destina alle nostre tavole. Occhi che urlano, nel loro silenzio intelligente, tutto il diritto di vivere, di non essere mangiate, di non essere fagocitate dalla società più forte di loro.

Me ne vado, sto correndo verso il mio roseo futuro lontano anni luce dalla rivolta di Terzigno, dai lacrimogeni, dal lancio delle pietre, dalla puzza. Me ne vado per dimenticarti, cara terra d'Italia, per considerarti solo un pezzo in cancrena e perciò da rimuovere chirurgicamente.

Me ne vado, me ne sono già andata da tempo, ormai sono anni che vivo lontana, anni che ti ritrovo da turista, quasi ai margini, tronfia della mia sicurezza da cittadina serena con la sua Chiesa, il suo quartiere, il suo posto di lavoro.

Ma sarei davvero la donna di oggi, senza di te? Sarei davvero qui a scrivere, senza la tua presenza, senza la forza che mi hai iniettato nelle vene da bambina, senza la carne di cui tu stessa mi hai nutrita?

Sarei davvero io, senza di te?

Allora, vederti morire, è come veder morire una parte di me stessa. Come assistere al funerale della propria infanzia, a una folle danza macabra sulla tomba di chi ha già smesso di respirare, al quale non resta più niente per potersi difendere. A commettere questo scempio è lo Stato che cura i propri interessi intrecciandoli a quelli della camorra. Uno Stato che dovrebbe assicurare uguaglianza e giustizia, felicità e benessere. E che per contro maneggia per arricchirsi alle spalle del cittadino, indifferente all'inquinamento e all'incidenza dei tumori che sta decimando la popolazione. Uno Stato opportunista che spreme una parte dell'Italia facendola soccombere pur di poterci trarre un guadagno.

La politica, in Italia, ha portato un'enorme spaventosa epidemia di peste: quella del'egoismo, dell'ipocrisia, dell'immoralità, che sta infettando tutti gli italiani.

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