martedì 21 giugno 2011

God save the King.

Per consuetudine entrò in vigore l'inno God save the Queen. Per costumanza, anche un despota s'insinua lentamente come un tarlo in un Paese. E il Paese lo accetta e lo fagocita come un tumore che non riconosce e contro cui non sa prestare opposizione. Figurarsi in una famiglia: ciò che è sangue del proprio sangue non sarà mai riconosciuto come dispotico o falso. Nessuno potrà mai far cadere dal piedistallo un sovrano, finché ci governa. Quando ciò accade, si svela la Rivoluzione. Ciò a cui si assiste oggi, serpeggiante fra i giovani, è l'Antirivoluzione: i ragazzi vivono sempre più a lungo presso la propria famiglia, impossibilitati a trovare uno sbocco lavorativo o solo incapaci di spronarsi a lasciare il nido familiare: perché è maggiormente comodo stare presso i genitori, farsi accudire piuttosto che assistere, assuefarsi alla vecchia maniera anziché che individuare una nuova strada. Per conseguenza non saranno nemmeno in grado d'inseguire i principi in cui credono, o di crearsene di altri. La Famiglia, regina di se stessa e sempre meno tradizionalista, dovrebbe giocarsi le ultime carte e spendere i suoi buoni propositi prorio in questo: non opprimere i suoi figli attirandoli a sé come le falene intorno al lampione, contrastare le idee sprovvedute di certi giovani ma in maniera costruttiva, per consentirgli di crearsi un altro futuro in un nuovo nucleo familiare. Un Padre Padrone che sceglie di opprimere o contrastare le scelte maturate dei propri figli crea soltanto malessere e insoddisfazione in chi è costretto a sopportarne i meccanismi perversi. E oramai il vecchio inno britannico, nonostante la regina sia ancora in carica, suona davvero desueto e stridente.


lunedì 20 giugno 2011

Così sia.



Tacitamente a volte credo

che gli angeli ci stiano accanto

e facciano sbattere le finestre ai temporali

per metterci in guardia

avvisarci dei mali

in agguato.



Gli stessi angeli

hanno soffiato via

le nuvole ai matrimoni,

ci hanno sorretto le spalle

e donato

il più bel sorriso stellato.



Se credi che così sia
il tuo sogno

non sarà mai un'utopia.








mercoledì 8 giugno 2011

La sposa bambina.



In Rajastan, ancora oggi, le spose sono bambine che contraggono matrimonio con uomini adulti. Anche nello Yemen, in Nepal, in Afghanistan, si usa mandare in sposa le proprie figlie e costringerle ad abbandonare la famiglia d'origine per quella del marito. Sole, abbandonate a se stesse fra cenci e povertà, senza istruzione, le bambine lottano con gravidanze precoci e mariti violenti. La loro purezza trascende quella delle bambine a cui sono abituati i nostri occhi.

Strappate all'infanzia spesso solo per porre fine a faide familiari, come debiti per risolvere questioni sorte prima che loro stesse nascessero, i loro giochi si tramutano in incubi concreti dove non esiste nessuna possibilità di scampo.

Il matrimonio evita anche sacrifici alla famiglia d'origine: per studiare occorre denaro, spesso risparmiato a favore dei figli maschi considerati un bene superiore e inviolabile.

Nessuno dubita che i matrimoni, nei Paesi liberi e democratici, siano frutto dell'incontro fra due individui che si amano. I matrimoni combinati sono ormai un genere estinto, e nonostante alcune famiglie tentino ancora di esercitare un'opposizione quando considerino negativamente un'unione, nei Paesi ricchi gli sposi hanno la libertà di scegliersi, e se sfortunati, di opporsi ai tentativi maldestri dei familiari.

Nei Paesi poveri, invece, le bambine sono costrette a partorire ignare delle trasformazioni del proprio corpo: non sanno che in grembo portano un'altra minuscola creatura, non hanno la minima conoscenza del sesso, e anche se immature fisicamente vengono piegate ad avere rapporti con uomini molto più vecchi, con conseguenti emorragie e fistole, e il giorno successivo spesso le suocere esaminano con soddisfazione le lenzuola macchiate di sangue.

Siamo nel 2011, vent'anni fa avremmo considerato questa data con la curiosità che si riserva al futuro. Eppure, lontano dai nostri occhi benestanti, ancora oggi, coperta da un velo bianco, c'è una bambina che sta andando in sposa.