martedì 21 giugno 2011

God save the King.

Per consuetudine entrò in vigore l'inno God save the Queen. Per costumanza, anche un despota s'insinua lentamente come un tarlo in un Paese. E il Paese lo accetta e lo fagocita come un tumore che non riconosce e contro cui non sa prestare opposizione. Figurarsi in una famiglia: ciò che è sangue del proprio sangue non sarà mai riconosciuto come dispotico o falso. Nessuno potrà mai far cadere dal piedistallo un sovrano, finché ci governa. Quando ciò accade, si svela la Rivoluzione. Ciò a cui si assiste oggi, serpeggiante fra i giovani, è l'Antirivoluzione: i ragazzi vivono sempre più a lungo presso la propria famiglia, impossibilitati a trovare uno sbocco lavorativo o solo incapaci di spronarsi a lasciare il nido familiare: perché è maggiormente comodo stare presso i genitori, farsi accudire piuttosto che assistere, assuefarsi alla vecchia maniera anziché che individuare una nuova strada. Per conseguenza non saranno nemmeno in grado d'inseguire i principi in cui credono, o di crearsene di altri. La Famiglia, regina di se stessa e sempre meno tradizionalista, dovrebbe giocarsi le ultime carte e spendere i suoi buoni propositi prorio in questo: non opprimere i suoi figli attirandoli a sé come le falene intorno al lampione, contrastare le idee sprovvedute di certi giovani ma in maniera costruttiva, per consentirgli di crearsi un altro futuro in un nuovo nucleo familiare. Un Padre Padrone che sceglie di opprimere o contrastare le scelte maturate dei propri figli crea soltanto malessere e insoddisfazione in chi è costretto a sopportarne i meccanismi perversi. E oramai il vecchio inno britannico, nonostante la regina sia ancora in carica, suona davvero desueto e stridente.


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