venerdì 28 gennaio 2011

Cronaca di una morte annunciata.

L'Italia, nella sua realtà effettiva, è quel Cavaliere che sfida la morte per avere ancora del tempo da vivere. In effetti il Cavaliere è così scaltro che sta per vincerla; ma per salvare i due che si amano e distrarre il giocatore, fa cadere alcuni pezzi sulla scacchiera perdendo la partita. L'Italia potrebbe ancora riscattarsi, agli occhi del mondo. Potrebbe ancora avere una partita da giocare. Ma non ne ha l'interesse, né il tempo, pienamente indaffarata dietro alle questioni quotidiane della fatica per arrivare a fine mese: dell'altro Cavaliere, il suo Presidente del Consiglio, non può curarsi se non marginalmente, per distrarsi dalla routine, per allontanarsi un poco dai suoi guai, ignara che il suo guaio più grosso è proprio l'oggetto che gli consente di estraniarsi per poco dalle fatiche quotidiane. Se solo potesse immaginarlo, si sarebbe già attrezzata, magari proprio in senso figurato con la pala per il muratore o la tastiera del pc per l'impiegato, per mandare al diavolo il suo Cavaliere. Che di buono ha ben poco: se perderà la partita, la parderà per i suoi vizi, piuttosto che per le sue virtù (per altro inesistenti).

L'Italia ha ancora del tempo, per decidere se andare incontro al suo futuro oppure starsene sbracata ad aspettare di essere scavalcata da altri Paesi sempre più forti economicamente e culturalmente. Ma il tempo che le è destinato sta per scadere. Lo smacco più grosso sarà rendersene conto, prenderne atto a partita chiusa. I veri vinti, si sa, non saranno i parlamentari e i senatori a vita fautori della decadenza morale e del miserevole tenore di vita degli italiani. I veri vinti saranno, come tristemente accade nella realtà, i cittadini più deboli, fragili in quanto già incerti del proprio avvenire. Allora si griderà al tradimento, ma Berlusconi sarà già lontano nelle menti e gli italiani si ritroveranno molto più poveri di oggi. Eppure non è una popolazione più numerosa che fa la forza: uno Stato diventa stabile e governabile quando i cittadini sono uniti per assolvere un fine comune, vale a dire un futuro migliore per tutto il Paese. L'India e la Cina non sono forti grazie al numero maggiore dei cittadini, ma per merito dell'idealizzazione del proprio ruolo nella società che hanno saputo assemblare. Certo, la pecca degli italiani è la mancanza di volontà nel procreare e formare una famiglia, il basso tasso di natalità comunque bilanciato dalla presenza dei cittadini extracomunitari che rappresentano una sorta di "ancora di salvezza". Ma l'età media va innalzandosi sfiorando i sessant'anni. Con le relative problematiche cui far fronte: aggravio sull'assistenza sanitaria, pensioni sempre più numerose, impauperamento generale. In una parola: decadenza.

E' l'ora di darci un taglio e costruire un futuro concreto per i nostri figli. Perché una culla di frasche non protegge dalle intemperie, una casa di foglie verrà spazzata via dal vento, e l'Italia, ricchissima di opere d'arte e menti geniali vedrà sfaldare il proprio patrimonio artistico sotto una giornata di pioggia forte come è accaduto per Pompei.

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