giovedì 26 marzo 2009

Oltre lo specchio.




Attraverso la fenditura del silenzio scivola il fascio luminoso delle parole. Spina dolce che ferisce la carne e la fa sanguinare di lacrime, sei un pensiero dominante, che ha quasi vita propria come il quadro una volta dipinto: tu sei là, dietro lo specchio della mia mente; se allungo la mano per toccarti sfioro soltanto la superficie fredda che mi rinvia la tua immagine sovrapposta alla mia.

I miei occhi, scopro, sono diversi dal solito: più luminosi, più intensi, quasi umidi, pieni d'amore. E non posso neanche più nasconderlo: è come se gridassero ciò che non posso esprimere nel reale, come se un assurdo incantesimo mi avesse tolto la voce, e potessi solo cantare attraversi i versi questo amore profondo come il mare.

E' nei versi, che scendo libera in mare e ti respiro, senza bisogno d'indossare maschere o vestiti: sono me stessa, le mie mani tornano bianche, posso raggiungere la prateria di cimodocea e abbracciarti come l'Hippocampus resta attonito arrotolato al suo stelo. Soffio nelle canne d'organo delle spugne e questi versi prendono forma nell'azzurro:



Ebbra di te

quanto l'aria

dell'odoroso giacinto

cammino

con la lentezza gravida

di chi in grembo nasconde

l'amore.

Avvolgimi

nei tuoi petali azzurri

perché sopporti il freddo,

riposami

in cuore.



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