giovedì 18 dicembre 2008

Morale ed immorale


Avrei voluto che questo luogo potesse rappresentare una parentesi alle storture attuali. Avrei voluto scrivere in queste pagine come in una radura, d'estate, dove il vento fresco scompiglia i capelli e l'aria salamastra del mare vicino fa respirare a pieni polmoni. Mi sono illusa, anche se per poco, di poter innalzare una parete, come Marlen Haushofer, invisibile, trasparente, ma al di quà della quale salvare l'inviolabile, urlare per la resistenza dei valori fondamentali, sorreggere i giusti, nutrirmi e respirare di arte, l'Arte vera, nel tentativo di carpire il segreto della nostra presenza, della nostra venuta al mondo. Nel tentativo di capire quale direzione stiamo seguendo, come fece Gaugain con il suo celebre dipinto Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?.


Tutto questo non è possibile. Non si può ricreare una sorta di Decameron attraverso un Blog; non sarebbe nemmeno umanamente corretto. La raccolta di novelle boccaccesche nasce dalla possibilità di pochi eletti di allontanarsi dalla Firenze colpita dalla peste e trastullarsi per dimenticare l'orrore. Non è nelle intenzioni di questo Blog. Il tentativo di isolarsi, cui accennavo sopra, non intendeva rappresentare l'idea della differenza sociale e culturale, inevitabile in età medioevale, ma voleva solo porsi come un punto di osservazione consapevole. E' scrivendo questo, e riflettendo su questo, che tuttavia avvertivo il distacco violento con la realtà dei paesi poveri come il Zimbabwe, in cui attualmente sta imperversando una terribile quanto inarrestabile epidemia di colera. Sono stupita: siamo in possesso di conoscenze approfondite e adeguati strumenti di lotta come gli antibiotici, eppure abbandoniamo ancora esseri umani inermi di fronte al proprio destino, lasciandoli consumare dal Vibrio cholerae. Questo, domando: si può, ancora oggi, morire per un'epidemia di colera? E' accettabile che delle vite umane restino senza acqua, e siano costrette a vivere immerse in fognature a cielo aperto, denutrite, senza più speranza, mentre noi assistiamo all'impietoso spettacolo mostrato dai telegiornali, quasi assuefatti alla tragedia quotidiana, come se si trattasse di un documentario s'un paese straniero, lontano, le cui sorti (magnifiche sorti e progressive) non ci preoccupano più di tanto?
Allora qual è il senso della Bellezza, come posso ancora proseguire il disegno, con la consapevolezza che mentre tratteggio sulla carta delle vite misere si stanno spegnendo?
Siamo crivellati dai colpi della pubblicità, che invita al consumismo nonostante il periodo di crisi, eppure, quanti di noi sarebbero disposti a rinunciare, non solo al panettone e ai beni superflui, ma al riscaldamento della casa, all'acqua corrente che sgorga felicemente e normalmente nel lavandino della nostra cucina, e nella vasca da bagno dove ogni giorno ci laviamo con un bagnoschiuma profumato (i benpensanti e benlavati che puzzano di cesso, ricorda Elsa Morante)? Allora non bisognerebbe più scrivere, non si dovrebbe più creare, ci si dovrebbe rinchiudere in una fortezza vuota, in un isolamento totale, ma sarebbe solo un modo per essere vigliacchi più dei veri vigliacchi. Per questo, anche se attraverso momenti di sconforto, avvertendo la mia impotenza di fronte al sistema, credo si debba andare avanti con le proprie capacità, senza per questo voltare le spalle a ciò che dovrebbe essere considerato moralmente giusto.

Nessun commento:

Posta un commento