No, non si tratta di uno scritto sul romanzo di Lev Tolstoj. E' solo un commento a quanto sta accadendo durante questi giorni in cui si dovrebbe celebrare serenamente il Natale, e sperare in un Nuovo Anno che porti felicità a tutti. Felicità a tutti. Felicità a tutti...
Qui sopra c'è l'immagine di un padre che porta in braccio quel che resta di suo figlio. Un padre di spalle, che si allontana con la morte in petto. E' un palestinese della Striscia di Gaza. No, è un ebreo di Israele, che Hamas vuole cancellare, secondo l'articolo 7 della Carta di Hamas, che prevede la distruzione dello stato di Israele e lo sterminio degli ebrei, invocando nell'articolo 13 alla Guerra santa. E' un palestinese, è un israeliano? No, è un padre. Un padre di spalle, che urla tutto il suo dolore in un dignitoso avanzare. Antonioni c'insegna: i personaggi sono sempre ripresi di spalle, nel momento di crisi, per mostrare la frattura che portano dentro. Solo che questo non è un film. E' la vita reale. E il bambino che porta fra le braccia non è più un bambino. Non è più niente.
Guerra o pace? Distruggere e vendicarsi o accettare in silenzio? Amos Oz, come ogni intellettuale sosterrebbe, chiede a tutti: "Non rinunciamo al sogno di pace".
No, non si può rinunciare ai sogni. Sarebbe come amputarsi un piede. Il piede che manca al bambino per essere di nuovo bambino. Il sangue che scorre via dal suo corpo che ora è soltanto un corpo morto da seppellire. Sarà già stato sepolto, e riposerà in pace. Forse. Le bombe israeliane hanno come obiettivo la distruzione dei tunnel attraverso cui passano le armi iraniane; ma potrebbero piombare anche s'un cimitero. A Gaza City sono finiti i teli per avvolgere i cadaveri, si usano le lenzuola sporche dei letti.
Buon anno a tutti, tra poco siamo nel 2009. Il cielo è splendidamente sereno, non nevica, è un Natale asettico e luminoso.
Tra poco ci butteremo alle spalle il vecchio anno malato, troppo vecchio per continuare il suo cammino, pieno di acciacchi e cataratte, rugoso e avvizzito, tremante e incontinente. Buttiamolo giù dalla finestra, senza che s'accorga, i vecchi non servono a niente, raccontano storie strampalate, sono fuori moda, un ingombro inutile. E se è paralizzato sulla sedia a rotelle, e ci troviamo sulla cima di un colle, diamogli una bella spinta, e facciamolo ruzzolare giù, questo maledetto anno di cui non si può salvare nulla, perché nessuno vuole salvare le cose vecchie, ormai non si ripara più niente, si getta via e si rinnova. Chi vuoi che si metta a rammendare le calze, o a cucire un buchetto nella maglia rossa, o a salvare le tradizioni, a impastare il pane a mano e cuocerlo nel forno di casa, a rinunciare alla lavatrice per le piccole cose, insomma, chi vuoi che torni al passato, quando Francesco Alberoni (giustamente) difende "questa nostra epoca contro i nostalgici del passato", maledicendo (giustamente) l'Inquisizione, "la lapidazione e le pratiche africane che mutilano il clitoride delle donne per impedire loro di godere" (pratica ancora in uso), e ancora, "gli stermini di Stalin, la purezza della razza ariana", e altre assurde pratiche escogitate dall'uomo nel corso dei secoli?
Ortal Ysralh ha 19 anni, vive ad Ashkelon con sua nonna. Il loro scudo anti-Quassam è il tavolo da cucina. Sua nonna non è buona a correre, al suono delle sirene. E le pareti della loro casa sono in gesso, non hanno soldi per rinforzarli. Sui muri di strada, nei manifesti elettorali, si legge: "Bisogna cambiare direzione" e "Dare speranza a chi non ne ha".
Quale speranza? Che direzione prendere? Forse quella del padre che cammina con in braccio suo figlio. La traiettoria dell'odio, o solo del silenzio. Chi potrebbe perdonare un orrore del genere? Se avessero ucciso così mio figlio, non saprei provare che rancore, o falsa accettazione.
Da che parte stare? Se si sta dalla parte di Israele, si uccidono vittime innocenti fomentanto altro odio, altro rancore. Se si sta dalla parte dei palestinesi, si diventa terroristi di Hamas, alleata di Teheran, che in fondo si sta lasciando addomesticare nonostante il suo grido d'indipendenza. L'ayatollah Khamenei usa il bastone e la carota: "Difendete Gaza con ogni mezzo" (bastone), combattete grazie ai finanziamenti stanziati (una carota da ben 350 milioni di dollari solo nel 2007). Intanto a Betlemme si spengono le luci di Natale, almeno a Betlemme. Amos Oz si augura che in Cisgiordania si riprendano i negoziati di pace con l'Autorità Palestinese. Così ci auguriamo anche noi. Affinché quel padre che cammina non incontri solo altro odio, affinché quel padre che cammina abbracci un figlio che un giorno possa davvero riposare in pace.
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